Logistica versus Covid: tutto da buttare?

L’emergenza da Covid-19 ha modificato decisamente le nostre condizioni e le nostre abitudini di vita e di lavoro. Tre sono stati i mutamenti fondamentali che hanno toccato anche la Logistica:

  1. La sicurezza negli ambienti di lavoro e nei processi di contatto con persone esterne.
  2. L’altissima fluttuazione dei fatturati delle aziende clienti, con oscillazioni che possono variare (es.) da un meno 60% nel 2020 a un più 30% nel 2021.
  3. L’incertezza nell’interscambio di masse significative di materie prime, semilavorati e prodotti finiti, tra nazioni, in uno scenario di ridotta globalizzazione.

La logistica deve adeguarsi all’incertezza, senza perdere il desiderio di fornire un servizio a propulsione per ogni forma di rinascita. Da una parte molte imprese sono ricorse (o hanno accresciuto le ore dedicate) a varie forme di smart working, dando l’ultima spinta all’ondata di digitalizzazione già intrapresa, dall’altra molte aziende manifatturiere  non possono ricorrere a questa nuova forma di lavoro ed abbiamo assistito a questi mesi ad una netta divisione tra chi doveva «restare a casa» e chi doveva «andare a lavorare», soprattutto per garantire che il paese potesse sopravvivere.
Senza nulla togliere a medici ed infermieri che hanno lottato oltre le umane possibilità, questo periodo ha portato alla ribalta l’ultimo anello della catena produttiva, la logistica.
In questi mesi infatti abbiamo assistito a nuove sfide per questo settore – per altro affrontate sotto l’occhio vigile del grande fratello mediatico che si cibava costantemente di notizie in merito a quanto fosse efficace la distribuzione in Italia. La vera sfida per la logistica è stata la flessibilità verso i livelli ridotti, alle volte crollati, delle varie masse critiche industriali.

 

Le criticità

Da operatore del settore, sono state chiare fin da subito le maggiori criticità:

  1. La salvaguardia del personale operante nella logistica, si trattasse di magazzinieri, autisti, operatori in banchina del porto. Bisogna monitorare costantemente distanza di sicurezza, approvvigionamento e corretto utilizzo dei DPI.
  2. La salvaguardia delle professionalità del personale della logistica allontanato, spesso con rammarico, dai cicli produttivi tramite la Cassa Integrazione, quando è stato possibile attingervi. È sempre meno reale lo scenario che immagina come nella Logistica ci possa lavorare chiunque.
  3. La corretta gestione delle scorte, in relazione ad un mondo che aveva operato sino allora con l’ottica «Just in Time» spesso stressando l’ultimo anello della catena, ovvero il magazzino del prodotto finito;
  4. Il costo dei servizi e dei trasporti, rapportato ad un settore che non poteva più contare su una serie di ammortizzatori su cui avevano contato per lungo tempo. Per cominciare basti pensare alla penuria di spazi a causa del ridottissimo traffico aereo e marittimo per un lungo periodo, in un economia ad alta permeazione delle catene globali del valore (o Global Value Chains, GVCs). Guardando al panorama Italiano, molti tra gli operatori più noti si appoggiavano ad una catena di padroncini per l’ultimo miglio e – soprattutto al Nord – una gran parte di questi non potevano lavorare per lunghi periodi perché in zone rosse, perché ammalati o perché colpiti da lutti personali, con riflessi ben immaginabili non solo per le economie di aziende spesso costituite da 1 o 2 persone, ma anche per tutta la catena logistica;
  5. La garanzia del livello di servizio al cliente finale, che era stato abituato ad un’economia del tutto e subito, evitando le scorte interne a favore di una politica pull.

 

Possibili soluzioni: il nuovo smart é tech&sharing

 

Allora è tutto da buttare? Ma come? La filosofia Lean, il pensiero agile, il Just In Time?
Credo proprio di no: vanno solo riscritte le regole. Perché un mondo più smart è sicuramente un mondo Tech&Sharing. E se ho imparato una cosa in tanti anni in questo settore, è che la logistica, per la sua stessa natura, ha una grande capacità non solo di adattamento, ma di «accoglienza» del cambiamento per poi integrarlo in sé.

 

La salvaguardia del personale operante nella logistica

È necessario introdurre una nuova cultura in azienda, sfruttando al massimo le tecnologie disponibili. La corretta gestione della distanza del personale può essere garantita da WMS più evoluti che elaboreranno percorsi ed affideranno missioni di picking anche in considerazione della posizione di altri operatori. L’utilizzo della robotica inoltre potrebbe rivelarsi utilissimo nel rivoluzionare depositi ancora non evoluti ed ad alta densità di personale. Senza contare che introdurre un certo tipo di formazione in azienda è un investimento per l’impresa stessa nel lungo periodo: a crisi finita rimarranno gli investimenti, personale culturalmente preparato ad un tipo di management evoluto dell’impresa, utile per gestire al meglio non solo la crisi contingente, ma anche il futuro.

Da un punto di vista sharing, è necessario instaurare un rapporto più stretto:

  • fra azienda e lavoratore, per favorire non solo il giusto utilizzo delle competenze maturate ad ogni livello, con l’individuazione in tempi più rapidi di potenziali rischi, ma anche allo sviluppo di un maggior senso di «partecipazione all’obbiettivo comune» che è fondamentale nel personale durante la gestione di un momento di crisi;
  • fra committente ed operatore logistico: la condivisione delle necessità e degli obbiettivi primari possono portare ad una più equa gestione delle risorse, in un ottica di contenimento dei costi.

 

La corretta gestione delle scorte

Lo stesso spirito è augurabile nella gestione delle scorte: se produttori, terzisti e mandatari riescono ad operare una corretta condivisione delle informazioni, è ipotizzabile una gestione dinamica dell’offerta (ovvero spostare l’offerta su quello che si ha o che si può realizzare): si veda a questo proposito l’esempio di Costa Crociere che offrirà crociere di corto raggio in un primo periodo, in mancanza della possibilità di effettuare scali in porti esteri, dove si osserverà una gestione delle scorte evidentemente più ridotta; immaginate anche come diventi importante la gestione corretta della shelf life, soprattutto in ingresso a magazzino. Lo sharing però non deve essere una mera scatola funzionale in cui raccogliere le informazioni da condividere, ma deve rappresentare la base per la crescita di tutta la supply chain; il committente  -soprattutto in casi di prodotto ad alto contenuto tecnologico-  deve fornire ai propri partner il corretto supporto –non solo tecnologico ma anche e soprattutto operativo–  garantendo così non solo la piena visibilità a tutti gli attori coinvolti ma anche la creazione di cultura e di valore in tutta la catena, sulla base del modello sperimentato in Cina dai leader di mercato nella produzione di prodotti di informatica, in ottica di sharing economy. Da un punto di vista tech, mi aspetto che i nuovi strumenti ERP lavoreranno su modelli predittivi, anche per una corretta gestione delle crisi, imparando da quella attuale.

 

Il giusto livello di costo dei trasporti

Durante tutto il periodo della crisi, per le materie in shortage, per mantenere il rapporto con il cliente finale, sarà chiesto al gestore di magazzino di effettuare uno sforzo economico nel breve periodo, cercando di raggiungere una maggior livello di scorte operando su magazzini ed acquisti per poter riallocare velocemente le scorte e superare le criticità. È il caso di tanti operatori nel campo medicale ed ospedaliero, che stanno rivedendo in questi giorni le proprie politiche di gestione degli hub, con uno sguardo molto spinto alla decentralizzazione.

Uguale sforzo sarà richiesto nel campo dei trasporti, soprattutto nel breve periodo, per traghettare l’azienda al dopo emergenza, soprattutto in uno scenario in cui mancano le infrastrutture (voli, container) e in un panorama specifico come quello italiano in cui da anni si avverte la carenza di autisti e di mezzi. Questo modello richiede un management con maggior velocità decisionale, in cui la regia – giocoforza dinamica – è affidata ai dati e alla loro variabilità. In un secondo momento, sarà possibile, in un’ottica sharing di condivisone di tratte e carichi, trovare il giusto equilibrio, anche grazie all’utilizzo di un TMS, strumento indispensabile per la corretta gestione dei costi di trasporto. Sempre da un punto di vista TECH è auspicabile la nascita del valore «affidabilità» nei log dei software TMS: un partner affidabile è indispensabile durante la crisi, se l’obbiettivo è superarla a pieni voti.

 

La garanzia del livello di servizio al cliente finale

Durante l’emergenza, anche il rapporto cliente-fornitore ha visto la sperimentazione del modello sharing, anche da un punto di vista decisionale; si pensi al supermercato che condivideva con i propri clienti alcuni vincoli di accesso per evitare assembramenti (esempio accesso nei giorni pari per chi aveva l’ultimo numero della CI con numero pari).

Ulteriore esempio è l’utilizzo della c.d. CONSEGNA DINAMICA, in ambito e-commerce, in cui il cliente opta per un prodotto con un determinato tipo di resa, ma il fornitore può anche cambiarla in fase di conferma, al cliente la scelta definitiva se acquistare definitivamente il prodotto o meno. Un esempio su tutti AMAZON in cui il cliente veniva preallertato da pop-up all’apertura dell’app di questa possibilità spiegando che alcuni tipi di prodotti – che erano ritenuti essenziali – sarebbero stati consegnati prima di quelli meno essenziali. In questo senso Amazon è diventato veicolo di cultura nella gestione dell’ordine da parte del cliente.

Da un punto di vista Tech, l’e-commerce è stato sicuramente il protagonista delle evoluzioni logistiche durante il Covid favorendo la nascita e/o lo sviluppo di piattaforme dedicate all’ultimo centimetro (consegna a casa), in un mercato come quello italiano che prima del Covid, non appariva ancora completamente maturo.

 

E domani?

In questi mesi il cliente ha integrato definitivamente nel proprio vocabolario parole come pick point e same day, appreso i concetti di consegna dinamica, reso e locker. È un cliente evoluto. A crisi finita, di sicuro non termineranno le nuove necessità e i nuovi modelli di acquisto che questa emergenza ha portato con sé. La logistica ha già cambiato pelle e lo farà ancora, e ancora.

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