Nel testo forse più famoso di organizzazione (non solo militare) attribuito a Sun Tzu, generale cinese vissuto 2500 anni fa, si legge: “Non bisogna organizzare i propri piani in base a ciò che il nemico potrebbe fare, ma alla propria preparazione”. Ne “L’arte della guerra” infatti si trovano valori e indicazioni diverse, ma una cosa viene ripetuta costantemente: il successo è frutto di organizzazione e pianificazione.
Concetto ripetuto più volte sempre in quei secoli, ma a qualche migliaio di chilometri di distanza, anche da Tolomeo nel narrarci le capacità organizzative e logistiche di Alessandro il Grande nella campagna di conquista dell’Impero Persiano: di come la logistica giocò un ruolo basilare nel trasporto del necessario a decine di migliaia di uomini lontanissimi da casa.
Un po’ più a nord e 5 secoli dopo, anche i Romani scoprirono l’importanza della logistica: Giulio Cesare arrivò persino ad istituire una figura “ad hoc” tra i suoi ufficiali: il logista.
Anche Niccolò Machiavelli – 1500 anni dopo e con fare tutto suo – mette al centro i rifornimenti e la logistica, e nel suo “Arte della guerra” suggerisce: “meglio vincere il nimico con la fame che col ferro”.
Dal centro dell’Europa qualche secolo dopo Von Klausevitz – noto per il suo “la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi” – dedica nella sua opera più famosa – “Della Guerra”- uno spazio rilevante alla logistica come base su cui si attiva tutto, perché da essa si sviluppa la capacità di condurre la guerra stessa.
Per dovere di sintesi, e per non annoiare troppo, chiudo con una battuta fulminante attribuita a Omar Nelson Bradley – generale americano protagonista dello sbarco in Sicilia nel ‘43 – che possiamo mettere davvero a memoria: “i dilettanti pensano alla tattica, i generali pensano alla logistica.”
La logistica da prima della Rivoluzione Industriale fino alla supply chain
Prima della rivoluzione industriale la logistica ha una sua dignità solo in campo militare: è li che si rende necessario portare le cose giuste, nel posto giusto, nel momento giusto e – possibilmente – al minor costo.
Lo sviluppo industriale ed economico, la produzione su larga scala e la distribuzione di beni di largo consumo, hanno creato le condizioni per trasformare il “magazzinamento” e i “rifornimenti” in uno degli asset, diremo noi oggi, strategici per l’economia.
Negli ultimi decenni poi, siamo rapidamente passati dal concetto di “magazzino” a quello di “logistica” fino ad arrivare alla “supply-chain”.
Ma davvero la logistica ed i trasporti sono percepiti come pezzo importante della nostra economia?
Stiamo dando loro veramente l’importanza che meritano?
I nostri avi avevano solo riferimenti bellici ma alla logistica davano una grande importanza: e noi?
Oltre le parole, i convegni, le conferenze e le definizioni c’è davvero la consapevolezza del mondo economico e politico dell’importanza – forse della basilarità – della logistica?
Programmazioni economiche: quale posto per la logistica?
Sovviene più di un dubbio nel guardare come nel vuoto delle programmazioni economiche – anche a seguito dei finanziamenti post covid – manchi assolutamente qualunque riferimento esplicito e strategico alla logistica ed ai trasporti.
La centralità di uno dei settori chiave della nostra economia non si misura nelle dichiarazioni di circostanza o negli impegni presi nei convegni: si conta nei progetti, nelle risorse e negli investimenti.
La dignità logistica si misura nei programmi e nelle risorse che i governi dedicano.
Abbiamo di fronte sfide dirimenti per la nostra economia: le nostre scelte di oggi determineranno il futuro dei nostri figli e nipoti.
La logistica – se ben gestita e messa davvero al centro degli investimenti – può diventare volano di sviluppo e di valore: se siamo riusciti a farlo in tempi di guerre possiamo – e dobbiamo – farlo in tempo di pace.
Alcide de Gasperi – uomo di pace – ci ha ricordato l’impegno: “i politici pensano alle prossime elezioni, gli statisti alle future generazioni”.
Alberto Cirelli,
direttore commerciale