La tempesta perfetta

Nel pieno di una ripresa economica significativa, dobbiamo registrare – anche per la supply chain – una concomitanza di elementi che fanno pensare davvero ad una tempesta perfetta.

Quella che davvero può provocare il massimo danno possibile, come dicono i testi di meteorologia, per un uragano di quella categoria.

Un sovrapporsi di eventi che creano le condizioni “perfette” per creare il massimo danno possibile.

Di che cosa stiamo parlando?
Di quattro elementi che si sommano e si accavallano:

  1. l’aumento degli ordinativi;
  2. l’impossibilità di avere la materia prima per far fronte agli ordini;
  3. gli aumenti spropositati dell’energia;
  4. la pandemia che mi tiene in quarantena i dipendenti anche se vaccinati e asintomatici.

La somma di questi quattro fattori rischia di fermare una economia che stava iniziando a riprendersi; anche se va ricordato che ritornare ai tassi di crescita del 2019 significa ritornare ad un periodo in cui da almeno un decennio in Italia economicamente non crescevamo più.

Insomma, una tempesta perfetta, appunto,  che rischia di paralizzare l’economia, la supply chain, la nostra amata logistica.
I logistici non si arrendono tanto facilmente, lo sappiamo, ed abbiamo resistito già alla prima fase pandemica; dove in molti hanno rivalutato e riconosciuto il nostro lavoro e l’importanza strategica della logistica.

Quando penso alle donne e agli uomini di logistica mi torna alla mente una frase attribuita a Van Gogh che ho letto di recente “ I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato quei pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra”.

Anche noi logistici, diciamolo, siamo un po’ cosi. Questa volta però ci troviamo davvero di fronte ad una tempesta perfetta e da soli rischiamo di non farcela. Servono interventi governativi: nazionali ed europei.

  • Come faccio ad evadere gli ordini se non trovo acciaio, ferro, microchip o semilavorati? O se trovarli mi costa il doppio?
  • Come posso tenere in piedi l’azienda se devo pagare il gas tre volte tanto rispetto a pochi mesi fa e l’energia elettrica cinque volte quello che pagavo l’anno scorso?
  • E se poi supero tutto questo e una parte rilevate dei miei dipendenti deve restare a casa – anche se totalmente asintomatica – e non posso sfruttare lo smart working perché i torni e i pallet non si muovono da remoto, che faccio?

Materie prime che non si trovano, energia alle stelle, personale in isolamento per covid: sono di certo tre problematiche diverse, ma unite da un unico filo conduttore: serve un intervento Politico (con la P maiuscola…) per dare al nostro Paese quelle garanzie di tutele energetiche e sanitarie che – evitando bolle speculative e superando geopolitiche – garantiscano alla nostra economia di competere e di crescere. E abbiamo già dimostrato che – se siamo messi nelle condizioni di competere – lo sappiamo fare  e lo sappiamo fare bene. Nella manifattura, come nella logistica.

Nessuno chiede aiuti di stato, l’economia deve reggersi senza artificiose stampelle statali; ma è ovvio che se un imprenditore francese o tedesco paga il gas e l’elettricità meno della metà di un italiano (che oltre tutto paga anche il 30% in più di tasse…) diventa difficile , se non impossibile, continuare a competere. Lo ripetiamo: nessuna stampella artificiosa o soldi a pioggia: quello che le imprese italiane chiedono è di poter competere alla pari. Tutto qui.

Walt Whitman nel suo famoso “Capitano mio Capitano” ci ricordava che “la nave ha superato ogni tempesta” e che “il nostro viaggio tremendo è finito”: vogliamo poterlo dire anche noi, con l’augurio che il “capitano” sia la consapevolezza della governance nazionale che per crescere si deve essere messi in grado di competere.

Whitman concludeva la sua ode con “il porto è vicino”: vogliamo poterlo dire anche noi.

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