Oscar Wilde dice che “nulla è più provocatorio della calma”. Gli fa eco Brecht mezzo secolo dopo: “La provocazione è un modo di rimettere la realtà in piedi”. Nel nostro piccolo proviamo allora a lanciare anche noi una provocazione: ma davvero la logistica è cambiata? Ne siamo sicuri?
Il Covid, il contesto di instabilità internazionale, il caro energia, la scarsità di materie prime e l’aumento dell’inflazione ci hanno davvero portato a ridisegnare in modo concreto le nostre catene logistiche?
Volevamo provocare e allora andiamo fino in fondo: non avete anche voi l’impressione che si parli spesso di reshoring, accorciamento della catena logistica, protezione della catena del valore, ripensamento della supply chain, ma che poi in concreto si sia fatto troppo poco? È un’impressione solo nostra?
Vero che ci sono grandi aziende che hanno riallocato in Italia o in Europa parti della loro produzione dal far east; vero che si assiste a un aumento delle superfici logistiche nel nostro Paese; è però altrettanto vero che quasi sempre si tratta di grandi o grandissime realtà produttive o legate alla GDO.
Le PMI – vero asse portante della nostra economia – paiono in questa fase più lente e sono quelle che hanno variato meno i loro flussi logistici, con catene ancora lunghe e poco protette.
Il rischio di non mettere in sicurezza le catene del valore e la logistica è alto e concreto.
Di certo la logistica deve cambiare più in fretta di quanto non abbiamo avuto il coraggio di fare sinora.
Se le provocazioni sono “un modo per rimettere la realtà in piedi” proviamo allora a fare tutti la nostra parte; la realtà economica non ci dà altro tempo…
Alberto Cirelli, Direttore Commerciale di GEP Informatica, per Il Giornale della Logistica.