Nel mondo del lavoro si parla spesso di disabilità visibili o motorie. Molto meno di quelle “invisibili”, come le condizioni neurologiche legate allo spettro autistico, all’ADHD, alla dislessia o ad altri modi diversi di funzionare. Un mondo ancora poco conosciuto, spesso accompagnato da paure e stereotipi, che invece può rappresentare una grande ricchezza umana e professionale.
Per questo abbiamo deciso di raccontare la storia di Francesco, un ragazzo che oggi lavora in GEP Informatica. Francesco si definisce neurodivergente, un termine che indica chi ha un funzionamento neurologico diverso dalla maggioranza delle persone. Non si tratta di un difetto, ma di una variazione naturale del cervello umano, che può portare con sé sia fragilità sia talenti unici.
Raccontare questa storia non è un atto di promozione. È un gesto di testimonianza, nato dal desiderio di dare voce a chi spesso non ne ha, e magari offrire uno spiraglio di fiducia a quei ragazzi e ragazze che vivono condizioni simili.
Francesco ha ventuno anni, si è diplomato al Liceo delle Scienze Umane e ha tante passioni: il calcio, la musica, i viaggi, la tecnologia.
Nel suo percorso ha vissuto momenti di incertezza, ha temuto di non trovare uno spazio adatto a lui. Ma ha anche incontrato persone che gli hanno dato fiducia.
Oggi si occupa di data entry, configurazione di terminali e manualistica, in un contesto in cui ha potuto crescere e sentirsi parte di un gruppo.
In questa intervista ci racconta chi è, come vive la sua condizione, cosa ha significato per lui entrare in azienda e che messaggio vuole lasciare sia ai ragazzi che sognano un futuro, sia alle imprese che vogliono aprirsi alla diversità ma non sanno da dove cominciare.

A tutte le aziende che stanno pensando di accogliere nel proprio organico persone con un funzionamento neurologico diverso, vogliamo dire una cosa semplice: fatelo. Non serve essere esperti, non serve avere tutto pronto. Serve la disponibilità ad ascoltare, a imparare, a creare spazi in cui anche chi è stato troppo spesso escluso possa esprimere il proprio valore. Un inserimento ben accompagnato non è un atto di carità, è una scelta che arricchisce l’ambiente di lavoro, rafforza i team, porta nuove prospettive e costruisce una cultura aziendale più giusta e più umana.
Guardate il video qui sotto. E se siete una ragazza o un ragazzo in cerca di un’opportunità, o un’azienda in cerca di senso, ascoltate bene.